Tezenis, mezza missione compiuta. Ora si va a Scafati

Dopo Ferentino la truppa di Ramagli è attesa su un altro campo caldo
Fonte: L'Arena
Giorgio Boscagin
Giorgio Boscagin

È cominciata come meglio non poteva la doppia missione all´«estero» della Tezenis. A Ferentino, anche se con qualche patema nel finale, ha condotto il match per tutti i quaranta minuti. unica eccezione: i secondi del momentaneo 5-5 di metà primo quarto. Segno di forza mentale: capace, nel caso dei gialloblù, di sopperire all´ormai evidente affanno fisico di una rosa decimata costantemente dagli infortuni. Da oggi inizia ufficialmente l´«operazione Scafati»: assai più complessa e proibitiva di quella in Ciociaria. Ma forse decisiva per la conquista di un posto ai playoff. Dietro le prime quattro Pistoia (34 punti), Barcellona e Casale Monferrato (32) e Brescia (30) sgomitano in cinque: a quota 24 ci sono, nell´ordine definito dagli scontri diretti, Scafati, Verona, Forlì e Bolaogna; subito sotto, con 22 punti, Trento. Difficile che Capo d´Orlando e Jesi, a 20 punti, possano rientrare in gioco perché, distacco a parte, devono entrambe rispettare il turno di riposo. Come Scafati, del resto. Batterla di almeno tre punti domenica nel suo PalaMangano vorrebbe dire mettere due partite di distacco a quattro giornate dalla fine e con i campani che giocheranno solo tre volte.
I destini di Verona e Scafati si sono incrociati spesso in LegaDue: e non sempre sono arrivate buone notizie per i gialloblù. Il PalaMangano è un campo difficile da violare: per la forza della squadra (7 vittorie in 11 incontri) e per il calore del tifo. La Tezenis, insomma, sarà attesa da un´altri sfida da giocare su due fronti: quello agonistico e quello dell´ambiente. Nelle ultime due trasferte (Bologna e Ferentino) la Scaligera ha dimostrato di essere competitiva in entrambi i casi. Al PalaMangano sosterrà una sorta di esame di maturità. La speranza è che gli arbitri non rovinino tutto. E le ultime uscite (al PalaOlimpia contro Trento e a Ferentino) non sono certo incoraggianti. Al PalaPonteGrande il trio Rossi-Paglialunga-Giovanrosa ne ha davvero combinate di tutti i colori. Ma almeno ha sbagliato da entrambe le parti.
Non è bastato, però, per frenare le polemiche del pubblico di casa. Al punto che ieri la commissione disciplinare ha comminato al club ciociaro 1.333 euro di multa. «Ora basta!», ha tuonato a fine partita il tecnico biancoamaranto Franco Gramenzi. «Siamo sotto assedio da cinque giornate e questa situazione a me non sta più bene. Mi sento preso in giro e questo non posso accettarlo». «Non parliamo di fischi, per cortesia», aveva risposto poco prima coach Alessandro Ramagli ad un giornalista di Ferentino. «Il mio giudizio è che abbiamo meritato di vincere la partita. Se si fa l´analisi dei fischi... meglio non farla». Meglio evidenziare il fatto che la Tezenis ha tenuto a 67 punti una squadra abituata a segnarne in casa 80 anche quando perde. E che in contemporanea ha superato sé stessa - 68,3 punti di media segnati in trasferta prima di domenica - mettendone a segno 83. «Loro in casa sanno fare canestro nei primi 15 secondi di possesso», sottolinea il tecnico livornese. «Non era facile per noi provare ad imporre difensivamente la partita. Invece siamo stati molto bravi, molto solidi pur senza Chessa, Ganeto e De Nicolao e con Lauwers in condizioni precarie».
Il segreto gialloblù? È presto detto. «Abbiamo avuto un po´ da tutti», ha detto un palesemente soddisfatto Ramagli. «L´equilibrio con il quale abbiamo affrontato il momento più difficile è stato l´aspetto più importante. Quando la stanchezza si è fatta sentire, quando potevamo barcollare siamo stati invece attenti, maturi ed equilibrati. È stata la cosa più rilevante della serata, dopo i due punti. Abbiamo giocato una partita molto buona soprattutto perché so con quante difficoltà l´abbiamo preparata. Solo nella parte finale del secondo quarto eravamo un po´ sulle gambe: mentalmente non siamo stati bravissimi nel controllare il ritmo, abbiamo abusato del palleggio e questo era un errore che sapevamo di non dover commettere. Ma un conto è dirlo, un conto è farlo».

Bruno Fabris