Virtus Bologna,la ricetta di Vukcevic: «Questa Virtus non è da buttare, pochi aggiustamenti per risalire»

«Ho la V nera nei cuore, se Sabatini mi chiama corro»
Fonte: Il Resto del Carlino
Dusan Vukcevic
Dusan Vukcevic

BOLOGNA - Quattro anni in Virtus con cui ha ottenuto una finale scudetto e una Coppa Eurochallenge. Autore anche della tripla che consentì alla V nera di violare il PalaDozza nell'ultimo derby con la Fortitudo che si è disputato, tra Dusan Vucke-vic e l'ambiente bianconero si è costruito un rapporto che resiste nonostante il tempo. «Di tutte le squadre in cui ho militato la Virtus è quella che più mi è rimasta nel cuore. Sarà perché è stato l'ultimo club di serie A in cui ho giocato, sarà perché a Bologna mi sono sentito come se fossi a casa mia, ma la seguo tuttora con grande interesse e grande passione».


Anche lei è deluso per questa stagione?
«Motivi per essere contenti non ce ne sono, ma non me la sento di criticare la società. Io in questo momento sono ad Atene e qui in Grecia la crisi morde ancora più che in Italia. Oggi la questione è economica è prioritaria rispetto a tutto il resto. Ci sono pochi soldi e non è sempre facile spenderli al meglio. I giovani hanno dimostrato di avere talento, ma di non essere ancora pronti e gli americani non hanno a farli maturare».


Perché la Virtus non può imitare il modello Partizan Belgrado?
«Per una serie di ragioni. Il primo è che la Lega Serba è molto meno competitiva della serie A italiana, per cui al Partizan si possono concentrare solo sull'Eurolega, poi c'è una questione di mentalità. Sabatini si muove bene sul mercato dei giovani, ma a Bologna non c'è la pazienza per vederlo crescere. I tifosi virtussini sono molto attaccati alle loro tradizioni: in casa devi vincere sempre, mentre a una squadra giovane devi concedere qualche errore».


Come si imposta una nuova stagione dopo un anno come questo?
«Bisogna dai dati positivi di questo anno. La squadra si è salvata e questo non è da buttare via: non è raro che un campionato storto si concluda con una retrocessione. Il secondo fattore è l'attaccamento alla maglia che Angelo Gigli e Peppe Poeta hanno dimostrato, per cui diventa importante trattenerli. Infine bisogna iniziare già ora un lungo lavoro di scouting sui giocatori americani per andare a colpo sicuro cercando di spendere il meno possibile».


Se la Virtus dovesse proporle un ruolo da dirigente, lei che cosa risponderebbe?
«Oltre che un mio desiderio è un mio obiettivo. Conosco la pallacanestro, ho molto rapporti nell'ambiente, parlo cinque lingue e conosco la cultura di molti paesi europei. Credo che sia scritto che nel mio futuro ci sia un ruolo da dirigente. Partire questa nuova carriera in Virtus è ancora più stimolante per l'affetto che ho verso il club e il buon rapporto che ho con la tifoseria. Io ci sono e il mio telefono è sempre aperto».

 

Che cosa fa ora?
«Ho appeso le scarpe al chiodo, guardo partite di tutti i campionati europei e studio».

Massimo Selleri