In memoria di Vittorio Sargiacomo, padre fondatore di Basket Rosa Pescara

Fonte: Basket Rosa Pescara
In memoria di Vittorio Sargiacomo, padre fondatore di Basket Rosa Pescara

IN MEMORIA DI VITTORIO SARGIACOMO
Quando muore un amico come Vittorio fa davvero male. La prima cosa che avverti è una sensazione di vuoto che hai voglia di colmare, come quando ti svegli di soprassalto per un brutto sogno con le parole ”menomale … non è vero!”. Invece Vittorio non c’è più. Gli effetti della sua scomparsa non solo sono stati enormi, violenti e scioccanti ma, per quanto mi riguarda, e non sarò il solo, si devono ancora far sentire tutti. Sarà cosi per diversi mesi. So infatti che lo cercherò, che mi verrà in mente di scrivergli email e di chiamarlo al cellulare per leggere e sentire le sue parole decise, i suoi pensieri sempre tesi alla ricerca di una soluzione, sempre la migliore. Impossibile, non potrà darmi retta.
“I do my best in my job, anytime, mister …” ("Faccio del mio meglio nel mio lavoro, in qualsiasi momento, signor ..."), lo sentii dire con risolutezza, alzando la voce, al telefono nel corso di una conversazione di lavoro, qualche mese fa. Vero, verissimo. Vittorio non amava le mezze misure. O una cosa non lo interessava affatto, oppure lo coinvolgeva a 360 gradi, al massimo delle sue umane possibilità … anche oltre. Uomo che sapeva ascoltare come pochi, ma amava decidere. Cercava di comprendere tutto e tutti, ma al momento di arrivare ad una soluzione non esitava mai e sapeva prendersi ogni e più ampia responsabilità sia per quello che diceva sia, immancabilmente, per quello che faceva. Era così. Duro, deciso, senza esitazioni, sempre teso alla ricerca di soluzioni, un uomo temprato dalla sua straordinaria attività di manager, ma anche tenero, di una bontà infinita, con chi meritava, a suo giusto avviso, non con tutti.
Vittorio, i suoi affetti (moglie e figli che adorava e che abraccio e abbracciamo fortissimo), il manager, il Basket, la New Aurora e Adriatica. Tutto insieme. Come fare per rendergli il giusto omaggio con l’aggiunta di fare un comunicato ufficiale, a nome del suo ultimo sodalizio sportivo, l’Adriatica Basket Pescara?
Ho pensato e ripensato in quale modo dovessi ricordarlo. Mille immagini, molte ritratte solo nella mente (tra quelle più recenti, le nostra urla d’incitamento, i nostri “high five” (per chi non è del basket, il cinque battuto a mano alta), i nostri “jump & chest bump” (salto frontale con urto dei toraci) che, consentitemi un ricordo con un sorriso, spesso diventavano dei terrificanti urti di … pance che, alla fine di ogni vittoria, venivano in contatto violento con un bel salto davanti alla nostra panchina, condito da una reciproca massima soddisfazione e dai nostri sorrisi di gioia schietta!
Avevamo arbitrato insieme, da giovani appassionati di basket, uno sport che avevamo lasciato troppo presto come giocatori e, dopo tantissimi anni, ci siamo ritrovati su sponde opposte, diciamolo con schiettezza, usando un avverbio a lui caro, assolutamente rivali, lui nella New Aurora, io in Adriatica. Il nostro reciproco buon senso, unito a quello degli altri dirigenti, ci ha spinto tuttavia a fare in modo che le due società, rivali da sempre, sorprendessero tutti, ritrovandosi unite in un progetto ambizioso, di quelli che piacevano a Vittorio, in Basket Rosa Pescara. Mi vanto apertamente di essere stato con lui uno dei “Padri Fondatori” di Basket Rosa Pescara, tra i primi a crederci tra i tanti che poi vi hanno profuso e vi stanno profondendo energie e risorse.
Dopo anni di dirigenza nella New Aurora, aveva voluto diventare dirigente di Adriatica, ma nel quadro di un progetto unitario che le vedeva insieme, a costruire il presente e il futuro del basket femminile pescarese. Una scelta non di campanile, ma dettata da ragioni pratiche di necessità di lavoro e di presenza e lui, dove più c’era da lavorare e da essere presente non voleva mai mancare, anzi, lo si vedeva davanti a tutti, imponente, risoluto e … sorridente.
“Caro Sandokan - mi disse felice al telefono un giorno - il tuo amico Sambigliong, ha lanciato il suo urlo di guerra … Sono stato in Confindustria a presentare il nostro progetto … sono fiducioso. Ti ho mandato una foto … vedrai che bella la mia cravatta con la tua cartellina rosa!”. E giù la sua risatona migliore, quella contagiosa che riusciva a farti sorridere anche quando non volevi.
Cari amici, l’immagine di Vittorio che per sempre conserverò nel cuore sarà quella che ho deciso di pubblicare qui e di inviare a tutti, unitamente a queste parole scritte con passione e tanta … fatica (a 54 anni suonati non mi vergogno affatto a dirlo), piangendo di continuo!
E’ una foto magica che lo ritrae, il giorno predetto, in una sintesi unica, come manager, uomo di sport e amico in tutte e tre i ruoli contemporaneamente, con il suo sguardo fiero e, al contempo, sorridente, una foto cui non si può aggiungere altro che il pianto.