Virtus Bologna - Kobe Bryant: finisce un amore mai corrisposto

Fonte: Erika Gallizzi
Virtus Bologna - Kobe Bryant: finisce un amore mai corrisposto

L’affaire Virtus Bologna-Kobe Bryant è giunto alla sua conclusione. Finalmente, osiamo dire, dal momento che stava diventando addirittura stucchevole, con i giornali che ogni santo giorno titolavano “Oggi la risposta definitiva”, titoli poi puntualmente e sempre disattesi.
Kobe Bryant non arriverà a Bologna, i suoi impegni, tra sponsor e la partecipazione ad un reality in Missouri, la trasmissione ABC Extreme Makeover, dedicata alla ricostruzione del paese di Joplin (appunto nel Missouri) devastato in un tornado nello scorso mese di maggio. Tutte cose che già si sapevano, insomma. Come si sapeva che l’ambiente cestistico statunitense non appoggiava di certo l’operazione, anche per i gran soldoni che Bryant avrebbe messo in saccoccia proprio mentre lì ci si sbatte per il rinnovo del contratto.
La telenovela è durata anche troppo. All’inizio si voleva portare Kobe in Italia per dieci incontri di campionato, concentrati in quaranta giorni, cosa che aveva “monopolizzato” anche l’ufficializzazione della “seconda edizione” del calendario della serie A. Sabatini aveva infatti chiesto di giocare le gare con Bryant nei palazzetti più capienti, oltre ad aver chiesto alle società avversarie che avrebbero ospitato la Virtus in quei turni, di versare nelle sue casse la metà dell’incasso totalizzato nell’occasione. E già queste due cose avevano scaldato gli animi del popolo italiano del basket.
Saltato questo tipo di trattativa, si era deciso di fargli disputare una sola gara di campionato, contro la Benetton Treviso in infrasettimanale. Poi… No, non sarà una gara ufficiale, sarà solo un’amichevole. Con Treviso che, però, metteva i paletti sulla propria disponibilità, circoscrivendola solo a determinati giorni, oltre i quali non si sarebbe fatto niente.
Nulla di fatto. Si organizza una serie di mini-tornei, la “Kobe Cup”, tra Bologna, Roma e Milano, le date sono 27 e 31 ottobre, 1 novembre. Kobe percepirà un compenso di oltre tre milioni di dollari, alla faccia della crisi e di tutto ciò che sta succedendo in Italia, e Reggio Emilia dispone il conferimento della cittadinanza onoraria.
Tutto questo mentre, da nord a sud dell’Italia, la domenica nei campi gli sfottò sono sempre più frequenti, come ad esempio il coro dei tifosi canturini “lo vedi Kobe Bryant, io no, io no” intonato sulla musichetta di Pinocchio o il cartello esposto ad Avellino, “foto con Kobe euro 5”, posto accanto ad un tifoso con la faccia cartonata di Bryant sul viso. 
A maggior ragione dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con l’auspicio di una pronta fine del lock-out e quindi dell’avvio della NBA, seguito da una lettera, che più che far sorridere non poteva, inviata allo stesso presidente dal patron delle Vu Nere Claudio Sabatini.
Ieri il comunicato stampa della Virtus, nel quale si prende atto degli impegni della stella dei Lakers fino a metà novembre e quindi della non fattibilità nemmeno dell’ultima opzione. La Virtus dichiara anche di continuare a lavorare per “posticipare” la cosa a quando Bryant sarà libero. In realtà sembra proprio che niente si farà e chi ancora non credeva che tutto questo martellare e vociare dovesse ridursi a semplice marketing, da una parte e dall’altra, dovrà mettersi l’animo in pace. Tra l’altro, alla fine, la figura fatta non è stata particolarmente edificante, perché ha avuto il sapore della barzelletta, ma tirata un po’ troppo per le lunghe.