Campionato sotto choc, l'accusa da un video dopo Caserta-Siena

15.06.2011 21:55 di  Enrico Campana   vedi letture
Campionato sotto choc, l'accusa da un video dopo Caserta-Siena

(Enrico Campana) Video Killed the Radio Star. Si intitola così la canzone-manifesto con cui i Buggles, un gruppo britannico, 30 anni fa annunciò la morte ufficiale della musica radiofonica per la nascita del videoclip. La rivoluzione tecnologica potrebbe avere un impatto sconvolgente adesso anche sul campionato che volge agli sgoccioli, ed è un peccato, le due squadre non se lo meritano.- Su You Tube compare infatti un filmato “scottante” (http://www.youtube.com/watch?v=FVqTLOmwfRo&feature=youtube_gdata_player) premiato con ben 1816 visualizzazioni titolato dall’autore“Salvador 80”, “Pianigiani bacchetta gli arbitri subito dopo la sconfitta contro la Juve Caserta”.
E’ un vero e proprio scoop a scoppio ritardato che mette sotto accusa la gestione della regolarità del campionato a tutti i livelli, premesso però che non è in discussione il risultato e non si alimentano sospetti. Si ricostruisce tuttavia un dopo-gara pericoloso frutto di protagonismi e debolezze da parte di chi ha colto col filmato amatoriale la testimonianza reale del punto più basso di un sistema inadeguato, generando chiacchiere e polemiche che danneggiano anche chi vince meritatamente e fa il proprio dovere in campo e fuori.
BUON DIVERTIMENTO - Impropriamente inserito nella sezione “divertimento”, dall’alto degli spalti, attraverso la vetrata che da sulla palestrina attigua agli spogliatoi, il filmato documenta per 50 lunghissimi imbarazzanti secondi lo spaccato controverso del dopo-gara della 4.a di ritorno vinta da Caserta contro Siena per 89-84.
Si vedono distintamente infatti i 3 arbitri, probabilmente l’osservatore (o commissario di gara), il milanese Borroni (e se non è lì, doveva esserci e non quella persona!), l’allenatore Pianigiani e poco distante un dirigente casertano che cammina nervosamente avanti-indietro. Potrebbe essere l’addetto agli arbitri o anche il presidente Caputo. Perché, raccontano, stanco di quel fuori-programma non previsto dal regolamento, a telefonino-video ormai spento dopo 15-20 minuti il presidente s’intromise deciso nel gruppetto rivolgendosi così al coach avversario: “Adesso però basta, imparate anche voi a perdere”
Si era pensato che l’episodio fosse capitato nell’intervallo, invece la gara è già finita, la gravità non è solo nella commediola del “filmato documento” ma quel che il rapporto del commissario tace e quello dell’arbitro. Paternicò darebbe una versione personale dall’accaduto costata alla Pepsi Caserta l’ammenda di 3000 euro “perché una persona non autorizzata – il presidente Caputo - giungeva nell'area antistante lo spogliatoio arbitrale e rivolgeva frasi offensive nei confronti del primo arbitro; fatto che non degenerava per il pronto intervento dei dirigenti della squadra di casa”.
UN FILM MUTO - Nel video si vede che il coach senese, ricevuto lo scout di gara, e i tre arbitri che si intrattengono con lui “subendo” la non facile situazione, invece di prendere immediatamente la via dello spogliatoio e chiedere l’intervento dell’osservatore (il commissario Borroni di Corsico), o dell’addetto agli arbitri casertano. Pozzana con la braccia sui fianchi, e Bettini con le braccia conserte non aprono bocca, invece Carmelo Paternicò, primo arbitro, accetta una discussione che sembra davvero accesa, si sbraccia mimando più volte il movimento della falce spostando ritmicamente un braccio, come quando c’è un tagliafuori. Naturalmente non esiste il parlato di questo siparietto che per le norme è passibile duramente, ma non siamo certo su Scherzi a Parte. Risulta grave che Paternicò non tenga un comportamento consono al regolamento, e atto a scaldare gli animi perché nel filmato si sente distintamente un drappello di tifosi rumoreggiare gridando “bravo, bravo” a Pianigiani nel tentativo di giustificarsi.
ECCESSIVA FAMIGLIARITA’- E’ strano che un “dopogara” tanto convulso e per la giustizia sportiva archiviato solo dalla responsabilità del presidente casertano, al termine di una partita sostanzialmente corretta, susciti mille domande, la principale della quale riguarda delle responsabilità dei giudici di gara avallata dal commissario. La versione dei pubblici ufficiali e di Pianigiani sarebbe quella che stavano parlando della Coppa dei Campioni, come tutti i protagonisti si sarebbero giustificati, ma quanto mai un arbitro si sbraccia tanto, un coach sconfitto si intrattiene con l’arbitro?. Eccessiva famigliarità?. Può essere. Certo quelle cinque-sei persone non dovevano stare lì, e per il regolamento se a fine gara un allenatore chiede di parlare con l’arbitro, ci deve essere anche quello avversario!. E questo non è accaduto, e se la meccanica del fatto manca del supporto vocale, è certo che nessun provvedimento è stato preso nei confronti di Paternicò che anche stavolta indulge al protagonismo, si muove con un proprio codice, anche in termini di personalizzazione del regolamento (vedi la polemica e la sospensione dopo Benetton-Solar per il tiro libero fatto ripetere ai trevigiani). Ma dov’era il commissario?.
VIOLATE LEALTA’ E CORRETTEZZA- Tutto è molto strano, che ad esempio del filmato messo su You Tube la sera stessa e di pubblico dominio non sia stato assunto dal “solito” Procuratore del basket al quale sono ben note le leggerezze dell’arbitro di Piazza Armerina che forse solo perché vicepresidente dell’associazione dei fischietti si permette situazioni che il calcio punirebbe prontamente e duramente. Si è visto però in questi ultimi anni che se si vuole salvaguardare un principio fondante della carta dello sport, quell’articolo 2, il rispetto della “lealtà e correttezza” punito fino a 3 anni., qualcosa bisogna fare. Ma nemmeno intercettazioni imbarazzanti nella quale sono caduti, per raccomandazione – nel tentativo di spingere alcune carriere di amici, protetti, magari con la scusa di aiutare delle promesse del fischietto fra le quali anche una donna - proprio i vertici del sindacato dei fischietti e il superdesignatore e qualche altro arbitro ben noto, hanno creato quello stato d’allerta per il quale il pm di Baskettopoli suggeriva alla Fip la massima attenzione.
BASKETTOPOLI CONTINUA? - Reati come frode sportiva e associazione per delinquere, accuse pesanti, e i primi patteggiamenti che hanno dato forza all’accusa, non hanno portato negli ultimi due anni a una normalizzazione, a una trasparenza. Esemplare è il “caso Teofili” che squalificato per 3 anni per contatti con il mondo delle scommesse, è stato riabilitato dalla Fip che gli ha offerto un buon stipendio nel ruolo di istruttore degli arbitri, e recentemente è stato denunciato da un arbitro di Lega Due per aver forzato un commissario di gara a modificare, con danno, un voto di gara. E si parla dello stesso istruttore che la Fip ha inviato a Reggio Calabria come consulente del Pubblico Ministero! E magari scordatosi di certe realtà lampanti e peculiari del Basket, come dimenticare di specificare che esiste un superdesignatore degli arbitri pagato dalla Lega il quale, sarebbe pure doppiamente responsabile per il ruolo di pubblico ufficiale designatore nelle funzioni arbitrali e in quelle professionali di dipendente della Polizia Municipale.
AMICI MIEI NON E’! – Fu il presidente del CONI in persona a obbligare la Federbasket a rendere pubblici i verbali di Baskettopoli, ma poi via via la vicenda è stata archiviata un po’ come una di quelle storie di “Amici Miei”, avendo tollerato l’opacità e le gravissime responsabilità di arbitri che ricoprono delicatissime cariche istituzionali. Questo è diventato un elemento inquinante. E ancor più tossico, a due anni da Baskettopoli come si capirà quando fra poco, ai primi di luglio riprenderà il processo per la mala gestione e il “malaffare” del settore arbitrale, via via perché i signori della “raccomandazione “gestiscono praticamente le loro carriere, che valgono dai 6 ai 10 mila euro al mese, e il destino dell’intera categoria. Basta vedere chi è premiato con i molti gettoni, e chi è in fondo alla fila, magari ingiustamente. E fino al paradosso grottesco, se non un’insolenza, come si è visto nel “caso Tola”. L’ex arbitro divenuto il paladino dell’autogestione e l’inventore della carta dell’arbitro, è stato infatti rovesciato come presidente del cosiddetto “nuovo” per una serie di ricorsi per aver sospeso, provvedimento sacrosanto e quasi “ridicolo” per la gravità certificata da intercettazioni giudiziarie, i vertici dell’AIAP. Che a quel punto si è sentita sempre più forte, fino a credere di poter condizionare l’elezione per la presidenza del Comitato Italiano Arbitri. Cosa che non è avvenuta per un intervento di politica sportiva interno al basket, da parte di un’alleanza dei comitati regionali forti, per cui l’Aiap continua a fare pressione, ma la nuova organizzazione è carente di nerbo, e addirittura di fronte alle violenze si giustifica, come sostiene il suo presidente Tiziano Zancanella, lamentando (a torto) "la mancanza di risorse economiche", per cui le società farebbero bene a dire alla Fip che bisogna migliorare gli arbitri e le dinamiche delle loro carriera invece di pensare a un inasprimento della violenza che, francamente, nel basket non è più di una maleducazione endemica determinata dalla poca cultura sportiva. Manca, invece, a vertice degli arbitri (Cia), il polso, la competenza, la giusta diplomazia e la copertura naturalmente di Dino Meneghin che da giocatore-mangiarbitri sembra quasi debba scontare quella colpa di quand’era il Titano del parquet, e adesso viene inghiottito dagli stessi fischietti che potrebbero essere figli e nipoti, confidando solo in una strategia del quieto vivere sperando che il rilancio della nazionale sulla quale ha molto investito come immagine, alla fine con un buon risultato ai prossimi europei e la qualificazione per le Olimpiadi possa salvare il movimento e permettergli di restare sulla sua invidiata poltrona.
ALL’ESTERO COSI’ NON SI FA - Nei campionati esteri, un episodio come quello del video-choc porterebbe alla sospensione immediata. E’ certo che molte sono le stranezze inspiegabili, come ad esempio che Caserta giura di non aver mai saputo nulla del video, Noi l’abbiamo scoperta solo casualmente solo due giorni fa perché scorrendo le designazioni di gare chiave del campionato, abbiamo provato a chiedere aiuto alla Rete per vedere fino a che punto se alcuni di questi “protagonisti” di Baskettopoli continuavano a fare il bello e brutto tempo. Fossi nelle società, a cominciare da Siena, Milano, Cantù, Treviso, Bologna, che sono le punte del movimento, mi sentirei offeso, mentre anche nel basket aumentano le adesioni al movimento degli Indignati,. E tutti costoro sono curiosi adesso di vedere come Meneghin e la Federazione gestiranno la visione di questo video che avvelena il finale di una stagione già difficile.
DAN L’AVEVA DETTO - Se la Fip c’è, stavolta deve battere un colpo, e deciso. Lo scriveva anche Dan Peterson, prima di tornare sulla panchina, sulla Gazzetta dello Sport. “Mi viene da dire –ammoniva Dan il 10 giugno di un anno fa sbagliando a tirare in ballo Siena ma solo perché certamente il suo invidiabile vocabolario di italiano non è perfetto - ciò che tutti dicono. Siena, a parte il livello del club, ha toccato i minimi storici. Non lo dico per fare polemica. Dico un’altra cosa poco digeribile: anche gli arbitri vengono coinvolti in questo calo. In Milano-Caserta (dell’anno scorso, nda) un’azione sì e un’azione no, ho visto lunghi colloqui fra uno degli arbitri e uno dei due allenatori. Credetemi ai miei tempi Giancarlo Vitolo e Bruno Duranti non perdevano tempo con me. Le uniche parole, al volo: “Dan, siediti e stai zitto”.
SE TOLA VA AL TAR / Meneghin non può più dirci, stavolta, che stiamo su Scherzi a Parte, per 48 ore filate abbiamo verificato come cronisti punto per punto, fatti, circostanze, orari, e dopo una rapida consultazione coi vertici del CONI Superdino dovrà assumersi le sue responsabilità, e pretendere dal Procuratore un’inchiesta-lampo. Un errore sarebbe rinviare il tutto a dopo il campionato e andare alle calende greche per innestarsi, come è giusto e doveroso, sul ricorso di Luciano Tola. Giustamente chiederà un reintegro ufficiale l'ex presidente del CIA defenestrato dai "ribelli", che aveva osato applicare (al minimo) una sospensione legittima, fondata - meglio specificare - sugli atti di un processo, mica su titoli odi giornali o convinzioni personali. Avendo compiuto 50 anni, se non arriva la nuova norma che allunga la carriera a 55 anni, bersagliato
grottescamente sotto gli occhi di tutti dai rappoprti punitivi di un commissario da lui emarginato per cui non viene più ritenuto (a torto) nel gruppo d'elite, è scontato il ricorso al Tar, e quindi la giustizia amministrativa e ordinaria potrebbe restituirgli il ruolo ricevuto in libere elezioni.
Tola ha infatti inviato da oltre un anno una denuncia al Procuratore del basket sul grave comportamento del sindacato dei fischietti, diciamo pure un tentativo di golpe poi riuscito. E portato una registrazione verbale in cui un consigliere dichiarava a verbale che l’Aiap gli aveva chiesto espressamente la sua testa. Che poi gli è stata data!. O si tratta di una millanteria, o di una verità gravissima, fatto sta che con tenacia Tola è riuscito a far riaprire il caso dal Procuratore con un carteggio frequente ma con tempi da lumaca snervanti. Intanto Tola si è visto respingere la tesi di "omessa denuncia" secondo il magistrato dei canestri ascrivibile solo per “frode sportiva”. Alla sua ultima lettera, il 9 giugno Tola avrebbe ricevuto una risposta con questa frase sibillina “stiamo valutando gli elementi in nostro possesso”.
La Fip farebbe bene a disinnescare - e velocemente - questa mina, ancor più pericolosa perchè che la Corte Federale ha dato una interpretazione contraddittoria su due provvedimenti di sospensione analoghi, anche se di peso estremamente diversi sull'incidenza della regolarità di gestione. Vale ricordare che, tanto per capire lo scenario della giustizia del basket, che, a sua volta, al momento di Baskettopoli la suprema corte si era spaccata, con le dimissioni di un giudice. Quali sono le due versioni? La Corte non ritiene legittima la sospensione inflitta dal presidente Tola al gruppetto di Baskettopoli reo di raccomandazioni, quelli che chiedevano la sua testa, mentre fa passare il provvedimento di Zancanella nei confronti di Facchini, di gran lunga meno grave, motivandolo con un vero capolavoro giurisprudenziale: l'invito alla Fip a correggere la norma. Siamo in uno scenario kafkiano, basterebbe poco applicare rigidamente le norme, a chi tocca tocca,invece di usare il bilancino. Qui non si tratta di salvare il Soldato Ryan, sia Tola o Zancanella, ma del presente e futuro di questo sport, e se lo dice un testimonial come Dan Peterson come possiamo far finta di niente?

encampana@alice.it

E come aggiornamento del caso, clikkando nella sezione "Primo piano" trovate le dichiarazioni del presidente del C.I.A. Tiziano Zancanella