MULTINAZIONALI ANCHE A LIVELLO GIOVANILE....

30.04.2011 19:25 di  Sandro Spinetti   vedi letture
MULTINAZIONALI ANCHE A LIVELLO GIOVANILE....

Leggo che anche Rimini lancia il grido d’allarme: mancano soldi e Corbelli offre il testimone.

E’ questo un vezzo (od una reale necessità) di un Movimento di Vertice che persevera nella insostenibile mania di grandezza e che moltiplica le A (Campionati professionistici), divide le S (soldi che non ci sono per tutti), ma non si ridimensiona ed accetta con incoscienza l’aumento dei costi e la crescente precarietà dell’intero Sistema.

Ho citato Rimini perché ultimo grido d’aiuto ed in quanto Piazza che per anni è stata un esempio in sede giovanile, ma che ora è scivolata (per forzatura normativa) nella grande contraddizione che regola la gestione dei giovani.

Parlo delle norme che consentano i giocatori di formazione (una vera invasione da diversi anni) e di proteggere gli under 20; due condizioni antitetiche che hanno generato una evidente caduta tecnica dei tornei di spalla ed un sottomercato di bambinetti utile a chi………..

Rimini lancia un SOS per la A, ma non è stata alla finestra nel “sfruttare” le norme giovanili ed ha allestito una Under 19 di eccellenza come Formazione multietnica con ben 6 giocatori non italiani (croati, bulgari, dominicani, etc.), ha anche affidato la Squadra a Tecnici d’oltrefrontiera; con buona pace del prodotto e delle menti nostrane.

E pensare. Come già accennato, che Rimini è stata fucina di grandi giocatori a partire dagli anni ’90: da Myers a Ruggeri, da Ferroni a Semprini ed altri ancora (con la sola eccezione Filloy), ha vinto ben 5 titoli italiani di categoria giovanile, mentre ora si converte in pieno all’esotico (o al business ?), non accontentandosi più del sangiovese e delle piadine…..

L’annunciato spot di disimpegno del Presidente stride e fa male maggiormente e si allinea ai tanti gridi di dolore che sibilano nello scenario del basket nazionale, sempre più povero (economicamente e tecnicamente), ma ancora velleitario, dove le contraddizioni sono sempre più evidenti e deleterie, come quelle richiamate, che mentre proteggono i giovani ventenni, spalancano le frontiere ai ragazzotti di svariata estrazione.

Non è segno dei tempi e solo il prodotto di una Società votata all’apparire (tutto e subito se possibile) ed ottusa verso l’essere (umiltà, sacrificio e pazienza).

Ma dove sono i nostri Dirigenti o meglio a cosa pensano, se continuano ad alimentare un mercato del tutto artificioso e senza risultati (numerici e qualitativi) che giustifichino ed alimentano l’era avviata oltre 20 anni fa con l’arrivo dei Gross e degli Scarone.

Il nostro Sistema Basket è ormai divenuto un Centro Commerciale, dove il prodotto locale viene relegato all’ultimo banco ed il consumismo di facciata (importazioni), è sempre più aggressivo e generalizzato, ma non produce alcun beneficio ne in termini di qualità (crescita dei nostri giovani) e tanto meno di risultati e di prezzo (piazze ed appassionati sempre appesi ai soldi di turno).

La crescita degli strangers nei professionisti e la proliferazione dei formandi negli young del nostro basket, è paragonabile alla silenziosa invasione del prodotto cinese; prima a Prato e poi sparso a macchia d’olio nell’intero Paese. (negozi e manufatti).

Noi ci inorgogliamo di esportare le Ferrari e la Moda di lusso anche nei nuovi mercati (per similitudine i Bargnani, Gallinari e Belinelli nella NBA) e ci riempiamo e paghiamo prodotti più scadenti e spesso improbabili, come i tanti extra, comunitari e passaportati.

Purtroppo, sembra che nessuno se ne accorga o se ne preoccupi, presi come siamo nel rimanere aggrappati al lucente carro del professionismo, mentre la crescente omologazione inaridisce la nostra creatività e diversità, diminuisce la speranza di sopravvivere ed ognuno cerca di sfruttare ed in fretta, quanto propone il convento.

Sarò anche ripetitivo, ma i gridi d’allarme e di disimpegno che salgono da Sassari, Teramo, Avellino ed ora di Corbelli, sono reali, anche se sembrano assomigliare più ad una corposa (migliaia di euro) e minacciata (vendita del titolo) questua di fine stagione.

Ma mai un “ravvedimento operoso” ed una minima riflessione o qualche scelta che vada nella direzione proposta dai pochi (ne vorrei molti) che amano ed hanno praticato questo sport con ben altre passioni e che sono stufi di vederlo sempre in bilico od in sofferenza ed in mano a meteore che vengono e ritornano all’estero.

Purtroppo, le sole scelte che appaiono sono quelle del ripescaggio e della vendita del titolo e del mercanteggio di qualche giovane, mentre per i problemi della base e del resto del Movimento, tutto tace e non si vede alcuna luce alla fine del tunnel.

E’ una condizione che ci affligge e che non presuppone alcunché di positivo (saremmo felice del contrario) e che lascia vivere tutti nella accettata incoscienza e nella colpevole speranza di non finire la corsa oltre quel tunnel : ricordate Pavia e Vigevano la scorsa estate ? (sentire i tifosi a tale proposito).

Per cui mi auguro che Corbelli e le altre Realtà che gridano di dolore trovino l’invocato aiuto e che anche loro come gli altri Presidenti, dalla F.I.P. alle Leghe, propongano e si impongano finalmente una diversa e più consona composizione del Puzzle Italiano del Basket.

Sono certo che un avveduto ridimensionamento, un corretto equilibrio tra obiettivi e risorse e la riscoperta delle capacità e della passione, ci ridaranno dei Campionati più belli, dei Giovani più bravi, delle Nazionali vincenti, delle Società più durature e degli Appassionati meno afflitti per una eventuale retrocessione !